Crediti
Regia: Sergei M. Eisenstein
Assistente alla regia: Grigori Aleksandrov
Sceneggiatura: Sergei M. Eisenstein, Nina Agadzhanova
Fotografia: Eduard Tisse
Musica: Edmund Meisel (ediz. orig.), Vladimir Nikolayevich Kryukov (ediz. 1953), Dimitrij Sostacovic (ediz. 1976)
Montaggio: Sergei M. Eisenstein
Scenografia: Vasili Rakhals
Cast
Aleksandr Antonov ............................. Vakulinchuk
Grigori Aleksandrov ........ luogotenente Giliarovsky
Vladimir Barsky ..................... comandante Golikov
Aleksandr Levshin .................................... ufficiale
I. Bobrov ................................................. marinaio
Mikhail Gomorov ..................................... marinaio
Repnikova ....................... la donna della scalinata
Beatrice Vitoldi ............. la donna della carrozzella
N. Poltavseva ...................... la donna col bambino
Julia Eisenstein ................ la donna degli alimenti
Marusov ...................................... ufficiale cosacco
Sergei M. Eisenstein ................ l'uomo dell'Odessa
Kostantin Feldman .................................. studente
Dati tecnici e specifici
Genere:
Storico
Durata del film:
1h, 15 min./1h, 11 min.
Formato della pellicola:
35mm in bianco e nero
Data di uscita:
28 Aprile 1925
Riedizione: 1953 - 1976 - 1998
Luoghi delle riprese:
Alupka in Crimea, Ucraina - URSS (navi in porto)
Sebastopoli in Crimea, Ucraina - URSS (scena delle corazzate in stato di guerra)
Odessa, Ucraina - URSS (scena della scalinata, oggi Primorsky, al tempo scalinata Richelieu, in onore al Duca di Richelieu, Governatore di Odessa, con tanto di statua posta in alto al centro)
Video sul mercato:
DVD - sottotoli italiani
Non presente nel mercato italiano. Esiste in versione originale con sottotitoli in inglese e russo
VHS - sottotoli italiani
Disponibile, anche se rara
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Nel Giugno del 1905 l'equipaggio della corazzata russa Potemkin, ancorata al largo dell'isola di Tendra, è in rivolta contro i superiori, rei di distribuire il rancio attraverso porzioni di carne putrefatta condita di vermi. La ribellione si scatena quando le autorità costringono i marinai a mangiare ugualmente il pasto distribuito; coloro che si rifiutano sono fucilati, ma il plotone incaricato di far fuoco sui propri compagni disubbidisce all'ordine dando il via all'ammutinamento vero e proprio. I marinai assumono il totale controllo della nave, ma dai tafferugli che ne seguono muore l'ideatore della rivolta, Vakulincuk. Il suo cadavere è esposto nel porto di Odessa e la popolazione civile, incolonnata in una lunga processione, rende onore al corpo del marinaio. Centinaia di migliaia di persone fraternizzano con l'equipaggio, esternando solidarietà attraverso comizi spontanei sulla banchisa del porto. La polizia zarista interviene sparando alla cieca sui civili raccolti sulla scalinata di Odessa, facendo strage di uomini, donne, vecchi e bambini. Dalla Potemkin la risposta non si fa attendere; i soldati sparano cannonate centrando in pieno il quartier generale delle forze armate dello zar. Intanto, l'intera flotta russa dirige verso la città con ordine di soffocare la rivolta. La Potemkin muove verso di loro nel tentativo di raggiungere il Mar Nero e quando tutto fa presagire ad uno scontro pressoché inevitabile, arriva il colpo di scena; gli equipaggi delle altre navi rifiutano di sparare sulla corazzata e la lasciano passare tra applausi e tripudi d'ogni sorta. È l'inizio dei primi moti rivoluzionari. |
Primo film propagandistico della storia del cinema, nato su ordine di Lenin, per celebrare il ventennale dei moti rivoluzionari bolscevichi. Autentico capolavoro, capace di evocare il momento storico attraverso un racconto improntato in maniera semi documentarista. Eisenstein tralascia qualsiasi forma identificativa dei personaggi e costruisce il film basandolo essenzialmente sul ritmo figurativo. Il regista piega la storia a livelli di fantasia (il primo atto insurrezionale del 1905 fu represso nel sangue dalle armate dello zar), usa il marinaio Vakulincuk soltanto come elemento guida della vicenda, ma è capace di introdurre nell'immaginario collettivo piena attendibilità all'evento rivoluzionario, che ammortizza nel film seguendo una sua logica personale.
I due cardini fondamentali per l'ottimizzazione dell'opera sono da attribuire all'inquadratura e al montaggio. La mancanza dialettica in un film muto è sopperita tramite il linguaggio visivo delle immagini; Eisenstein monta in vorticosa sequenza oltre mille inquadrature in uno spazio massimo di tre secondi una dall'altra, ottenendo così un'equiparazione alla ripresa in movimento, attuata dieci anni prima da Pastrone in Cabiria. Soltanto l'alternarsi fotografico, dai primi piani ai campi lunghi, concede momenti di respiro. Persino il sottotitolo si adegua al ritmo forsennato del montaggio; didascalie di raccordo tra una scena e la successiva (ma…ed ora… improvvisamente…) sono anch'esse assemblate nel criterio narrativo della pellicola.
La straordinaria ricchezza visiva che ne scaturisce è logica conseguenza di un preciso raccordo tra immagini di chiaro realismo e storia di pura fantasia, il tutto dosato da Eizenstein con mirabile opportunismo.
Anche se il resoconto storico è imperniato in cinque capitoli ("Uomini e vermi", "Il dramma sul ponte", "Il morto grida vendetta", "La scalinata di Odessa", "Una nave contro tutte"), lo sviluppo figurativo che ne segue si può ridurre in due atti - onore al caduto e la scalinata di Odessa - concatenati tra loro attraverso un ricco ed eloquente coinvolgimento emotivo carico di notevole vigore simbolico. Proprio il simbolismo rappresenta il fulcro centrale del cinema di Eisenstein; rimarchevole in altri lavori del regista russo come Ottobre, Alexander Nevsky, Ivan il terribile. Ma ne La corazzata Potemkin questa componente assume toni emblematici. La commiserazione, tramutata poi in spirito di rivolta contro la tirannide, viene espressa tramite la scena dell'omaggio al cadavere di Vakulincuk; primo esempio e forse il più espressivo. L'enorme bocca di cannone che ricopre l'intero schermo, sta a significare il potere politico connesso alla potenza distruttiva, ma allo stesso tempo un importante veicolo, necessario agli insorti per il raggiungimento del fine prestabilito, la rivoluzione. Lo stesso Lenin, dopo aver visionato il film ebbe, tra l'altro, a dire "…la rivoluzione passa anche attraverso l'intervento delle forze armate..". Poi, le tre inquadrature riguardanti le statue del leone. La prima, dormiente (il popolo sopporta impotente l'angheria), la seconda, il risveglio (il popolo si ribella al despota), la terza, il ruggito (il popolo si arma e caccia il tiranno). Per finire la scalinata di Odessa; in questa sequenza è raccolta la visione più nefanda del potere (i civili trucidati senza riguardo), con l'accorato appello alla pietà la donna che sale le scale facendosi incontro ai soldati con in braccio il figlio malato, o la giovane donna colpita a morte che non può fermare il carrozzino rotolante lungo la scalinata. Quest'ultima scena, intrisa di esacerbata violenza e accorato pietismo, rappresenta uno dei punti di forza della storia cinematografica. Da allora fino ad oggi è stata ripresa più volte, in forme e ambientazioni diverse (Gli intoccabili, 1987 di Brian De Palma) e in rari casi fatta oggetto di scherno da parte di vari cineasti. Paolo Villaggio ne Il secondo tragico Fantozzi esclama: "La corazzata 'Kotiomkin' è una cagata mostruosa"; e Luciano Salce in Vieni avanti...cretino ne segue le mosse.
Nel 1949 una giuria internazionale riunita in Svizzera, proclamò La corazzata Potemkin miglior film del secolo e nel 1958 tale verdetto fu confermato alla Esposizione Mondiae. Proiettato la prima volta Mosca nel 1925, ma ostacoli di carattere burocratico e politico impedirono la messa in circolazione della pellicola nel resto d'Europa. L'originalità dell'evento procurò nel mondo intero un certo scandalo; numerose e ripetute manifestazioni di protesta in America contro il bolscevismo, in Gran Bretagna fu vietato fino al 1954 (ufficialmente per la violenza, ma probabilmente per l'assunto ideologico-politico) e classificato in rated X fino al 1978. La Francia non potè mostrarlo e L'Italia ne proibì la diffusione. Completamente fuorilegge nella Germania nazista per il suo intransigente zelo rivoluzionario; il ministro della propaganda Joseph Goebbels commentò: "...chi non ha una ferma convinzione politica, dopo aver visto questo film potrebbe diventare un bolscevico...". Passarono ventisette anni e soltanto nel 1952 il film approdò nei cinematografi di tutto il mondo.
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