Regia Ridley Scott
Cast
Orlando Bloom, Jeremy Irons, Eva Green, Brendan Gleeson, Liam Neeson, David Thewlis
Sceneggiatura William Monahan
Musica Harry Gregson-Williams
Fotografia John Mathieson
Nel 12º secolo, a cavallo tra la seconda e la terza crociata, le vicende eroico-sentimentali di Balian, cavaliere cristiano, impegnato a difendere Gerusalemme contro i Mori.
Dopo Il gladiatore (2000), Ridley Scott torna all''antico con un kolossal da 150 milioni di dollari, lunghissimo, interminabile, che non ha nulla da spartire con la storia, pieno di personaggi di fantasia e con l'immancabile love story dal sapore dolciastro e dalla sensualità bovina. La regia è, al solito, robusta - con memorabili sequenze di battaglia ricche di particolari, ma comunque già viste - la sceneggiatura traballa con dialoghi da sonno, la lunga prima parte è un ammasso di verbosità inconcepibile, gli attori sono credibili e anche bravi nel sostenere i personaggi, la musica - convenzionale e ripetitiva - trabocca dal vaso impiastrando ogni sequenza del film. Nel succo, le vicende di allora sono rigirate come un paio di calzini: scopriamo così, grazie all'agnostico R. Scott, che il feroce Saladino era in realtà un uomo mite come un agnellino da latte e i sanguinari assetati di sangue sono ovviamente i cristiani, i Templari, che uccidono e strappano budella in nome di Dio. Appariscente e irrealistico, smodato e contorto, quest'enorme giocattolone da guerra non si discosta molto da film medievali del periodo, tanto meno si priva di spettacolarità, come da quelli in auge nella fase classica degli anni '50. Si esalta nel raccapriccio visivo con una sequela di teste mozzate che volano in aria, visi sfigurati dalla lebbra, braccia monche, arterie strappate e schizzi ematici che ben presto si trasformano in rigogliosi e fluenti fiumi di sangue. Si sofferma, al solito - confermando una prassi contemporanea per i registi di punta - sull'analisi e l'introspezione dei fatti di allora in un confronto diretto con quelli attuali (con evidente richiamo all'invasione dell'Iraq), solo per il gusto di mandare messaggi di "pace" e di "tolleranza", in un contesto prefabbricato ad uso di forme suine e adulatorie; il tutto, naturalmente, senza apparentarsi a una virgola di storia. Con una faccia da bronzo, Orlando Bloom, protagonista della pellicola, in un'intervista a Roma durante la presentazione del film ha dichiarato: "Sono per la pace totale e il rispetto tra le genti, però non vedo l'ora di riprendere la spada", confermando che la dabbenaggine non è un dono ma una virtù. Al contrario, da stendere un velo pietoso sulle dichiarazioni del regista, inquadrate in ambito ad una ruffiana esibizione.
Segato abbondantemente in fase di montaggio, il film sarà riproposto nel 2006 in versione digitale con durata originale di 3 ore e 40 minuti contro le 2 e 25 dell'attuale. Quindi, un'ora e un quarto di altre battaglie, altre capocce che saltano e qualche altro amorazzo di passaggio. Inizialmente il progetto prevedeva il titolo The Crusades con regia affidata a Paul Verhoeven; tutto sommato è andata di lusso, perché con l'olandese al timone, probabilmente avremmo dovuto subire la visione di altri vagoni di sangue.
Snobbato e non considerato dalla critica americana, il film ha subito un crollo totale nel mercato statunitense con incasso appena inferiore ai 20 milioni di dollari (contro i 150 di budget). Si è rifatto in parte all'estero e, naturalmente, in Italia, dove è volato in testa al box office nazionale, premiato soprattutto da chi corre appresso ai trailer e ai messaggi pubblicitari.
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Original track music
Battaglia di Kerak
0.30 - 236 KB wav
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