GIULIO CESARE
Julius Caesar - Drammatico - USA - 1953 - Metro Goldwyn Mayer
Regia
Joseph Leo Mankiewicz
Cast
Marlon Brando, James Mason, Luis Chalern, John Gielgud, Deborah Kerr, Green Garson, Edmund O'Brien,
Alan Napier, Ian Wolfe, George Macready, Edmund Purdom, Rhys Williams, John Hoyt, Tom Powers, Preston Hanson, Richard Hale, Donald Elson
Sceneggiatura
Joseph Leo Mankiewicz
(dall'omonima tragedia di William Shakespeare)
Musica
Miklòs Ròzsa
Fotografia
Joseph Ruttemberg
Premi
Premio Oscar Scenografia e arredamento
Nomination all'Oscar Film, Attore (Marlon Brando), Colonna sonora, Fotografia
Dopo la vittoriosa guerra civile contro Pompeo, Giulio Cesare torna a Roma accolto in trionfo. Nominato dittatore a vita, rifiuta, poiché già prepara l'autoproclamazione ad imperatore. Un numero di congiurati gli si schiera contro e alle idi di marzo lo uccidono; poi, per evitare rappresaglie fuggono da Roma. Per più di tre anni, Marcantonio non da tregua agli assassini di Cesare; infine a Filippi, le sue legioni e quelle di Ottaviano ne decretano la fine. Cassio è il primo a morire, per sua stessa mano, poi Bruto e gli altri.
Fedele al testo originale (tradotto in italiano da Cesare Vico Lodovici), è il migliore tra tutti i film realizzati dalla celebre tragedia di William Shakespeare. Mankiewicz riesce a conciliare il tono tragico dell'opera con la sfarzosità tipica dei prodotti M-G-M per il genere in costume. Il regista, in un perfetto esercizio di stile, contiene ed ovatta il superfluo e concentra il lavoro sul significato drammatico della vicenda, grazie soprattutto a interpretazioni sulle righe di un cast d'eccellenza. Apprezzato nel suo insieme, ma criticato per via dell'accostamento politico, imposto dalla produzione, tra le figure di Cesare e Mussolini (i responsabili del festival di Venezia rifiutarono di presentarlo in concorso). Uscito in ritardo rispetto ai tempi previsti per via di una diatriba tra lo studios e il compositore Miklos Rozsa - notevole score con due temi (Cesare e Bruto) diretti in sovrapposizione attraverso due orchestre - con il produttore John Houseman, ignorante in materia, che voleva il "Capriccio Italiano" di Ciaikovski; soltanto l'intervento autorevole di Arthur Bernstein scongiurò questo pericolo. Girato interamente ad Hollywood, con recupero scenografico utilizzato due anni prima per il Quo Vadis di Mervyn LeRoy. Marlon Brando stabilisce il record, ancora imbattuto, della quarta nomination consecutiva.