FURIA
Fury
*****

Un uomo, ingiustamente accusato di un crimine è rinchiuso in galera. Rischia la vita quando la massa, tentando il linciaggio, attacca la prigione e gli da fuoco. Scampato al pericolo diventa lui stesso accusatore, chiedendo la testa dei promotori dell'assalto.
Chi è la vera furia? La folla inferocita o l'inerme perseguitato, ora affamato di vendetta? Su questo tema Fritz Lang, all'esordio in America, imbastisce la storia del film, comprimendo la qualità del soggetto in un veritiero ragguaglio sociale. Impressionista nel vigore narrativo, identifica, sullo stesso piano, vendetta e rappresaglia. Annota la soggettività del potere giuridico, piegato alla volontà collettiva e non alla parzialità del giudizio legale e, da questo, lancia un apologo contro il sistema giudiziario americano. Un gran bel film, primo della trilogia langhiana sul rapporto sociale-carcerario, cui seguiranno Sono innocente (1937) e You and Me (1938). Prende spunto da un episodio reale avvenuto nel 1933 in California, quando sue sequestratori, responsabili della morte del figlio di un industriale, furono arrestati ma la folla, dopo l'assalto alla prigione nella quale erano rinchiusi, li afferrarono per portarli fuori ed impiccarli ad un albero; episodio ben descritto nel successivo L'urlo della folla (1950) di Cy Endfield. Noie con la commissione di censura e il produttore della M-G-M Joseph L. Mankiewicz, futuro regista, tagliò alcune scene, in particolare quella relativa alla sentenza di condanna, trasmessa dalla radio, nei confronti degli incriminati per il linciaggio, esaltata da alcuni americani di colore. Fritz Lang, inferocito, abbandonò la M-G-M e l'anno successivo non prese in considerazione l'offerta della Warner per la regia di Vendetta (1937), film di analogo contenuto, andata poi a Mervyn LeRoy.

comments powered by Disqus