IL BANDITO SENZA NOME
Somewhere in the Night
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Persa la memoria a seguito della guerra, ex soldato torna a casa ma finisce imbrigliato in un omicidio con furto di un paio di milioni di dollari. Aiutato da una ragazza, scopre il vero colpevole.
Definito dallo stesso Mankiewicz (alla sua seconda regia) un "piccolo film", in realtà è un lavoro di perfetta lucidità narrativa con tutti i carismi del nero; nella messa in scena, nei personaggi e, soprattutto, nelle riprese notturne. È il gioco del gatto col topo, una ricerca affannata il cui perno viene rappresentato da una valigia che tutti vogliono, anche se per obiettivi diversi. La trama è abilmente sfruttata da un intrigante percorso, costruito sul senso di angoscia, fitto di segreti e pericoli immersi tra figure sinistre, con un notevole doppio finale, dove viene fuori la vera identità del protagonista. Magistrale la sequenza del porto. Interessante galleria di attori, tutti già affini al noir, da John Hodiak a Richard Conte, da Fritz Kortner a Josephine Hutchinson. Una sola pecca: i dialoghi, troppi e spesso inutili.

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