In California, terminato il secondo conflitto mondiale, reduce di guerra torna a casa e disilluso dalle speranze di crescita per l'avvenire, che mai si manifestano, si iscrive al Partito Comunista. Dopo l'iniziale approccio, ben presto capisce di essere finito in una trappola. Il leader del movimento detta legge sugli adepti; minaccia e fa assassinare chiunque provi a lasciare il partito, familiari compresi.
B-noir di propaganda anticomunista realizzato agli albori del macchartismo, in sei settimane al costo base inferiore ai centomila dollari. La Republic non trovò alcun interprete di un certo nome disposto all'impegno e anche gli sceneggiatori contattati rifiutarono l'ingaggio. Lo script, affidato a dipendenti dello studios, tira via come un siluro attraverso una narrazione spesso appoggiata al flashback, dove i punti focali sono caratterizzati dalle trame di potere sovietiche ramificate negli USA allo scopo di promuovere l'ateismo per distruggere la libertà e con essa la nazione. Tuttavia il regista R.G. Springsteen fa il suo lavoro e neppure tanto male, in un film dove la tensione appare crescente, immersa in atmosfere di continuo pericolo. Registra ciò che di veramente reale esiste a livello organizzativo e ideologico; dalle esposizioni a rischio di vita per tutti i dissidenti, al lavaggio del cervello operato dal partito nei confronti della giovane generazione americana.
Regia
R.G. Springsteen
Sceneggiatura
Albert DeMond
Gerald Geraghty dal soggetto di Albert DeMond Fotografia
John MacBurnie Musica
Nathan Scott
Cast
Robert Rockwell
Hannelore Axman
Betty Lou Gerson
Barbra Fuller
Shepard Menken
Lester Luther
William Lally
Lloyd G. Davies
Norman Budd
Leo Cleary
Kay Riehl
William Martell
James Harrington
Duke Williams
Napoleon Simpson
Robert H. Purcell
Royal Raymond
Gregg Martell
Jimmy Hawkins
Gail Bonney