IL PENSIONANTE
The Lodger
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Nella Londra fine '800 Jack lo squartatore imperversa e uccide a ripetizione giovani ragazze. Un uomo, che dice di essere un medico, affitta una stanza nel quartiere degli eccidi, ma la proprietaria sospetta sia lui il carnefice. Quando la nipote della donna invita l'individuo a teatro per poco non ci lascia la pelle. Braccato dalla polizia, si getta nel Tamigi.
Dall'omonimo romanzo (1913) di Marie Belloc Lowndes, terza versione per il cinema, dopo quella iniziale, muta, di Alfred Hitchcock (The Lodger: A Story of the London Fog, in Italia noto anche con il titolo L'inquilino, 1926) e l'altra, sonora, di Maurice Elvey (The Lodger, 1932), cui seguiranno, nel 1954 il quarto remake, La mano nell'ombra (1954), di Hugo Fregonese e in tempi moderni, nel 2009, il quinto, The Lodger - Il pensionante, scritto e diretto da David Ondaatje. In questo film, la capacità di generare suspense e momenti di autentico terrore è assegnata alla performance di Laird Cregar, attore americano - che morì a 30 anni per infarto causato da una dieta eccessivamente energica - capace di ipnotizzare la cinepresa attraverso il suo portamento erculeo e uno sguardo da vero folle. La storia è nota, ma la regia di John Brahm, ricca di padronanza, esercita fascino attraverso un clima da spavento, articolato tra la nebbia londinese e le sue strade ombrose, grazie anche alla resa fotografica di Lucien Ballard. Notevole finale ad inseguimento sulla scala a chiocciola e tra i ponti sul Tamigi. Buone prove di Merle Oberon e George Sanders nel ruolo dell'ispettore di polizia. Per non incorrere nelle noie della censura americana (il temibile Codice Hays) la sceneggiatura fu costretta trasformare le vittime del mostro da prostitute in attrici di teatro.

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