IL RITRATTO DI DORIAN GRAY
The Picture of Dorian Gray
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Per dare maggior corpo alla sua vita dissoluta, il giovane Dorian Gray fa un patto col demonio: in cambio dell'eterna giovinezza trasmette la sua anima al proprio ritratto che invecchia progressivamente lasciando lui sempre giovane. Conosce l'amore di una donna ma non può invecchiare con lei e dopo molti anni, accortosi del male che si è fatto, cerca disperatamente la morte. La trova quando, giunto faccia a faccia con il quadro, lo distrugge.
In una pressante atmosfera da incubo, Albert Lewin, ottimo regista mai osannato, ritrae il celebre romanzo (1890) di Oscar Wilde con eccellente semplicità, associando al favolistico il senso reale - il mito del superuomo è frantumato dalla natura umana e l'individualismo finisce vittima della stessa bramosia - e, con pratica sopraffina riesce persino a ridisegnare il personaggio di Dorian Gray, unendogli, in forma allusiva e con temerario realismo, la tormentata metamorfosi omosessuale del romanziere irlandese. Un horror-fantasy a tinte noir come pochi altri, dove anche il contorno assume un'efficacia fondamentale: dalle tetre scene di Cedric Gibbons, all'ottima fotografia di Harry Stradling sr., al composto montaggio di Ferris Webster, alle melodie di Herbert Stothart - e del non accreditato Mario Castelnuovo-Tedesco - con aggiunta di pezzi sinfonici di Beethoven e suonate al pianoforte di Chopin. Cast composto da super attori. Film in bianco e nero con quattro eccellenti inquadradute a colori sul primo piano del dipinto. Già filmato in epoca del muto (1916); rifatto per il cinema, spudoratamente, nel 2005 e 2007 e per la tv attraverso due tv-series di assoluta inettitudine.

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