STASERA HO VINTO ANCH'IO
The Set-Up
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Per un incontro di boxe, capo-gang si accorda con l'impresario di un pugile, ormai alla deriva, affinché questi cada al tappeto in una determinata ripresa. Sul ring, quando il boxer si accorge che la moglie non è presente al match perché stanca di vederlo combattere, contraddice la combine e fa a pezzi il suo antagonista. Per aver disobbedito gli spezzano le mani. Fuori dal giro pugilistico, vaga senza meta fin quando la moglie lo ritrova e lo affianca.
Non è un capolavoro ma poco ci manca. Tra i massimi vertici del cinema nero pugilistico, questo film, di passione e di orgoglio, possiede tutte le caratteristiche del genere e in più, la giusta efficacia per innalzare, a modello epico, virtù nascoste e amore viscerale. Un compendio più che attendibile, sorretto da climi tesi, forti personalità, ambienti dominati da inquietudine continua; tutto giocato sul filo sottile che divide la vita dalla morte. Filmato a budget minimo, dura poco più di ora, ma l'ansia che si vive appare molto più lunga, grazie all'annullamento dei tempi morti e una narrazione cronologica che procede sul passo del tempo reale. Magistrale interpretazione di Robert Ryan, già pugile professionista prima di dedicarsi alla carriera artistica. Tratto dal sonetto 'The Set-Up' (1928) del poeta Joseph Moncure March, sceneggiato da Art Cohn, reporter sportivo dell'Oakland Tribune, autore l'anno successivo dello script per Stromboli, film neorealista diretto da Roberto Rossellini.

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