Due fratelli camionisti, dopo un incidente che costa l'amputazione del braccio al maggiore, decidono di lavorare per un imprenditore di autotrasporti. La moglie di questi si innamora del fratello minore ma lui la respinge. Lei uccide il marito e riesce ad addossare la responsabilità del delitto al camionista.
Dal romanzo "Long Haul" di Albert Isaac Bezzerides, è per certi versi da considerare un quasi remake di Il selvaggio (1935) di Archie Mayo, sempre prodotto dalla Warner, al tempo specialista in prodotti di tendenza collettiva. Qui Raoul Walsh fa un film a triangolo affettivo di inclinazione sociale, con particolare riferimento al mondo proletario dei camionisti e al loro spietato sfruttamento. Ne esce fuori un dramma che assaggia il tono delle commedia, per poi addentrarsi nel giallo a suspance, attraverso sfumature legate alla consistenza caratteriale dei personaggi e a un impianto narrativo reso potente dallo sviluppo dei dialoghi, malamente resi nella versione italiana, punto di forza dell'intero film. Quattro attori perfetti, con Humphrey Bogart non ancora ai suoi massimi livelli, quindi al margine e Ida Lupino, convincente nel ruolo della Dark Lady.
Regia
Raoul Walsh
Sceneggiatura
Jerry Wald
Richard Macaulay
dal romanzo di A.I. Bezzerides Fotografia
Arthur Edeson Musica
Adolph Deutsch Cast
George Raft
Ann Sheridan
Ida Lupino
Humphrey Bogart
George Tobias
Alan Hale Paul Hurst Roscoe Karns