LA FINESTRA SUL CORTILE
Rear Window
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Immobilizzato per una frattura ad una gamba, fotoreporter trascorre la convalescenza in casa, spiando con il teleobiettivo i suoi vicini. Scopre casualmente che il suo dirimpettaio ha ucciso la moglie e fatto a pezzi il corpo. Con l'aiuto della fidanzata lo incastra.
Dal racconto breve ´t Had to be Murder´ (1942), di Cornell Woolrich, adattato al successivo testo ´The Boy Cried Murder´ (1947) per il noir La finestra socchiusa (1949) di Ted Tetzlaff, se non il migliore, sicuramente il maggiore dei thriller diretti da Alfred Hitchcock. In equilibrio tra ascendenze e individualismi, il film è un perfetto quadro della realtà interiore, piena dei più reconditi difetti nascosti in ognuno di noi (invadenza, morbosità, cinismo) smascherati attraverso l'identità personale, l'effetto della sorpresa, le nostre stesse paure. Ciò che preme al regista è l'urgenza di rilevare gli aspetti meschini del carattere, sempre presenti e volutamente taciuti. Notevoli sono i punti di forza in quest'indimenticabile classico: la generosità del dialogo, la sfuggente carica erotica sprigionata dai due straordinari protagonisti (James Stewart e Grace Kelly), la suspance come istintivo segnale della nostra apprensione e soprattutto il voyeurismo, elemento affine a un certo particolarismo sessuale. L'aspetto più esteriore, ma di straordinaria rilevanza, è dettato dal set, rappresentato dal cortile e dalla facciata del palazzo, dove la cinepresa, spiando la quotidianità, si muove a carrellata entrando e uscendo dalle finestre dei vari appartamenti. Raymond Burr è nella parte dell'assassino; Judith Evelyn bravissima in quello della domestica. Da questo film, molto prese Brian de Palma nel realizzare Omicidio a luci rosse del 1984.

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