PSYCO
Psycho
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Giovane impiegata ruba i soldi al suo datore di lavoro e fugge a bordo di un'auto acquistata per lo scopo. Pernotta in un motel isolato lungo l'autostrada dell'Arizona e durante la notte è uccisa a coltellate mentre sta facendo la doccia.
Il più famoso film di Hitchcock, paradossalmente il suo "non miglior" capolavoro; sicuramente quello che, più di altri, ha influenzato le nuove generazioni di registi specializzati nello shock-thriller, come Dario Argento e Brian De Palma. Archetipo del nuovo "cinema dello spavento" è un cult-movie di rara incisività figurativa, nella quale il regista inglese abbandona il descrizionismo parlato - fonte direttrice nei decenni del giallo hitchcochiano - per passare a quello delle immagini. Per la prima volta, pone l'interrogativo sul colpevole soltanto alla fine; nello scorrere, accentua la credibilità del personaggio e la sua vera anima. Inquietante commento musicale di Bernard Herrmann con evidenti manipolazioni strumentali. La famosa e macabra scena della doccia, di 45 secondi, per le ossessive e ripetute battute di ciak, fece quasi impazzire Janet Leight. Poi la sequenza fu filmata e montata con un abile gioco ad incastro e senza l'attrice presente. Girato a basso costo con attori di seconda fascia e in bianco nero. Rifatto tre volte: Psyco II, Psyco III e, per la TV in prequel Psyco IV, distribuito anche nelle sale ma inedito in Italia; tutti comunque, rispetto a questo, non influenzati dal romanzo di Robert Bloch e, soprattutto, senza gran valore. Nel 1998, Gus Van Sant, in un'azzardata operazione commerciale questa volta a colori, ha rifatto il film inquadratura per inquadratura, stesso dialogo e con l'analoga colonna sonora; un obrobrio.

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