SHINING
The Shining
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Scrittore di romanzi, con moglie e figlio a seguito, per trovare la giusta ispirazione accetta l'incarico di far da guardiano invernale all'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose. Rimasti isolati dal mondo, lui va presto in crisi e sfocia in un autentico delirio schizofrenico che lo spinge a sterminare la famiglia. Ma suo figlio Danny è dotato di poteri extrasensoriali, che gli permettono di vedere nel passato e, soprattutto, nel futuro.
Tratto da un romanzo di Stephen King del 1977 e articolato in stile letterario kafkiano, è un vero incubo progressivo, scandito dalla minaccia incombente e dalla furia isterica, ispezionati da misure paranormali che entrano, escono, fuggono e rientrano in ogni scena. Kubrick esalta il genere horror, da sempre considerato marginale, in un'opera dai molteplici significati, ma costruita prevalentemente sul bilanciamento dettato dalla componente psicologica in riflesso a quella trascendente, con un finale che suggerisce validi motivi prossimi alla reincarnazione. La razionalità è rappresentata dallo stato mentale individuale, in forme normali o laceranti, sempre dominata all'esigenza della ragione. Tecnicamente ineccepibile, dall'uso della Steadicam al classico movimento kubrikiano della cinepresa e con diverse sequenze memorabili - il bambino in giro per il saloni dell'Hotel, le apparizioni, il sangue a fiumi, i colpi d'ascia di Jack Nicholson - che sanciscono ancor di più il valore complessivo di un prodotto, che osserva nell'insieme noir, thriller, crime e fantascienza. Magnifica sequenza d'apertura con le montagne del Glacier National Park nel Montana. Interni ed esterni filmati all'Hotel Timberland Lodge nell'Oregon. Attori perfetti, con Jack Nicholson magistrale. E' il film che detiene il record per il maggior numero di inquadrature girate per una singola sequenza di dialogo: quella di Shelley Duvall, con ben 128 istantanee. Dura 146 minuti, portati vergognosamente a meno di 120 per l'edizione europea.