REMEMBER
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Colpito da Alzheimer con conseguente perdita progressiva di memoria, novantenne ebreo, la cui famiglia fu sterminata a Auschwitz, si accorda con un suo coetaneo, anche lui superstite del lager, ormai immobilizzato sulla sedia a rotelle, che ha rintracciato l'ufficiale nazista responsabile dei massacri, riparato negli USA sotto falso nome. Con lo scopo di ucciderlo, parte da solo alla ricerca del torturatore e dietro indicazioni al telefono dell'amico lo trova, ma scopre un'allucinante verità.
Anche se la vicenda appare inverosimile, sul piano esclusivamente formale si mostra come buon thriller, ricco di elementi drammatici, che sono poi tappe del viaggio nel tempo e nella memoria, attraversate in un percorso da Calvario, dal quale il decrepito protagonista, fortemente malandato, non può sottrarsi, malgrado la spinta interiore voglia trascinarlo nel rifugio del comodo oblio e della dimenticanza. Tutto lecito, ben registrato nelle forme stilistiche e nel ritmo, con momenti di pausa che si alternano ad altri di suspense ad intrigo, ma scomodare l'Olocausto per dar spazio al colpo di scena e all'effetto vibrante, che solo in maniera velata richiama i tragici eventi passati, appare sconcertante. Tuttavia, il regista armeno-canadese Atom Egoyan, autentico specialista dell'intreccio narrativo, sembra fregarsene e il finale, alquanto discutibile, lo certifica di fatto. Buone le interpretazioni dei due veterani della Old Hollywood, Christopher Plummer (86 anni) e Martin Landau (87). Film premiato e nominato in Italia (Donatello e Venezia), con riconoscimenti da parte di numerose associazioni minori; le più importanti lo hanno letteralmente ignorato.

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