Il suo vero nome era Manó Mihaly Kertesz. Ungherese, naturalizzato americano, tra i principali registi del film classico d'avventura spettacolare, autoritario sui set come pochi altri ma capace sempre di ottenere, anche nel particolare, tutto ciò che effettivamente aveva immaginato. Non un vero autore, ma probabilmente il più famoso narratore del cinema hollywoodiano e modello costruttore di sogni e figure eroiche. Ha usato, nella sua lunghissima carriera, il meccanismo del racconto per immagini; e nessun altro regista (di quel periodo, quando il computer non esisteva) è mai riuscito a realizzare scene d'azione così grandiose - arrembaggi, cariche di cavalli, esplosioni e cannonate - tutte abilmente arricchite da caratteristiche anche ininfluenti al contesto della sequenza. Studia a Budapest all'università Markoszy e sempre nella capitale segue un corso alla Reale Accademia di Arte e Scienze. Inizia l'attività registica nel 1905 in Scandinavia, come assistente di Victor Sjöström e Mauritz Stiller, poi in Ungheria, dal 1912 al 1919 dirige personalmente oltre 30 pellicole tra corti e lungometraggi. In seguito lavora molto all'estero, in Italia, Francia, Germania e Austria, dove, sotto la produzione di Sandor Korda realizza diversi film spettacolari (Sodoma e Gomorra), dove si firma sempre con il suo vero nome, raggiungendo il primo successo nel 1924 con La luna d'Israele o Schiava regina. Nel 1927, Jack Warner lo convince ad attraversare l'Atlantico per stabilirsi a Hollywood. Curtiz lascia così l'Europa, dopo aver diretto oltre 60 film, per stabilirsi negli USA. Dopo aver firmato un contratto con la Warner Bros., studios nel quale lavorerà ininterrottamente fino agli anni '50, affronta il cambiamento, i nuovi metodi di realizzazione e, soprattutto, con plasticità d'intervento, accantonata l'iniziale influenza svedese, concentra gli sforzi seguendo le tendenze del pubblico sempre sotto le direttive della major. Diversifica negli anni il proprio atteggiamento, spaziando in tutti i generi e seguendo in una metodica cronologia che attraversa gli anni, i gusti e le attese dello spettatore. La sua prima fase americana è contraddistinta dall'epos e dal cinema d'avventura, che ricalca negli ideali quello europeo, sempre realizzato con ampi mezzi, servendosi di grandi attori (Errol Flynn, da lui scoperto, Olivia De Havilland, Bette Davis) attraverso scenari altamente spettacolari. Dopo il muto L'arca di Noé (1928), in cinque anni mette in scena una serie di kolossal di gran successo internazionale, partendo dal 1935 con La carica dei 600 per finire al 1940 con Lo sparviero del mare e, nel mezzo, Capitan Blood, La leggenda di Robin Hood, Il conte di Essex. Ma nel periodo si distingue anche per film western (Gli avventurieri, I pascoli dell'odio, Carovana d'eroi), nero-drammatici (Le cinque schiave, Gli angeli con la faccia sporca, Il romanzo di Mildred), di guerra (La La La La squadriglia dell'illusione, Bombardieri in picchiata), fino ad arrivare al film involontariamente più famoso da lui realizzato e divenuto negli anni un vero culto per gli appassionati cinefili, Casablanca del 1942 che, tra l'altro, contribuì a lanciare nello star-system due attori ancora non ai vertici, Humphrey Bogart e Ingrid Bergman. Concepito inizialmente come semplice film di propaganda antinazista, si è poi rilevato tra le più acclamate pellicole mai realizzate nel mondo. Al successo inatteso di questo film, lo studios progettò una serie di sequel o remake, ma senza successo, come nel caso de Il giuramento dei forzati (1944), identico cast, ma privo del fascino misterioso del precedente. Dagli anni '50 in poi inizia un lento ma prevedibile declino. Avendo ormai sfruttato ogni genere, il regista tenta la carta della commedia, ma senza eccessive pretese. Prova nel kolossal in costume, molto in voga nel periodo, tentando di unire la parvenza scenografica a tematiche di fondo e in Sinuhe, l'egiziano (1954) riesce nell'impresa, semplificando molto l'aggettivazione spettacolare in funzione della disamina sulla religione monoteista in epoca pagana. Sul finire della carriera realizza due noir di buona fattura (La via del male e Imputazione d'omicidio), ma è ancora la sfarzosità a tenere banco e in ogni genere, sia esso avventuroso (Le avventure di Huck Finn), biografico (Francesco d'Assisi) o western (I comaceros). Muore l'anno seguente al suo ultimo film, I comanceros; nella lunghissima attività ha diretto circa 200 film, oltre la metà a Hollywood. Due matrimoni; con le attrici Lili Damita e Lucy Doraine, il primo annullato e il secondo concluso con il divorzio. Terze nozze con la famosa sceneggiatrice Bess Meredyth, unione durata 31 anni fino alla morte di lui nel 1962.
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