Il suo nome completo era David Lewelyn Wark Griffith. Considerato "l'inventore di Hollywood" e definito da più parti come "...colui che concepì il linguaggio nel cinema…" o "il pioniere dell'industria cinematografica", David Wark Griffith è, sicuramente, un personaggio leggendario del cinema americano, autore, assieme a Cecil B. De Mille, delle grandi superproduzioni del cinema muto. Scrittore, attore, assistente, regista, fotografo, scenografo, montatore, produttore; ha svolto quasi tutte le mansioni principali partendo dalla gavetta dopo aver appreso in teatro i fondamenti essenziali per la carriera artistica. Figlio di un ufficiale sudista, braccio destro del generale Jefferson, combattente nella guerra civile messicana e successivamente in quella di secessione americana, ha assimilato nel proprio curriculum gli ideali del padre, basati, pur nel rispetto reciproco, sul fondamento della divisione di classe e razza, promulgandoli spesso in molti suoi film di successo. Dopo aver svolto attività di commesso in diverse librerie, si avvicina al teatro e nel 1899 esordisce da attore sui palcoscenici di Louisville. Successivamente, entra nella compagnia di Alda Gray, gira mezza america in tournée e finalmente approda al Metropolitan di New York. Ed è proprio nella City che Griffith fa il suo primo incontro con il cinema. Dopo aver scritto saggi e sceneggiature senza grandi riscontri, nel 1907 appare in un piccolo ruolo in Rescued from an Eagles's Nest prodotto dalla Edison e, l'anno successivo, è assunto dalla Biograph come sceneggiatore e regista. Dirige il suo primo film ad una bobina, The Adventures of Dollie e negli anni a seguire è autore di oltre 450 cortometraggi, diretti a ritmo forsennato con medie che viaggiano intorno ai 70 film l'anno. Si specializza in nuove tecniche, dando uso alla profondità di ripresa, al primo piano, all'espansione delle luci di taglio espressionista e al montaggio comparato, fino ad arrivare, nella maturazione, alla carrellata, presa in spunto dal kolossal di Giovanni Pastrone, Cabiria del 1914 e alla magniloquenza degli scenari sempre ripresi dal film italiano, che adattò abilmente in Intolerance del 1916. Precursore della grande industria di Hollywood, trasferisce gli studi di ripresa da New York, sede della Biograph, in California, dove può usufruire degli immensi scenari naturalistici per attivarli nelle sue opere che variano in ogni genere; dalla commedia al western, dal melodramma al peplum in costume. Adatta testi di Shakespeare, Poe, Dickens, Maupassant e Stevenson con naturale senso figurativo, dirige attori e attrici di successo come Mary Pickford, le sorelle Gish, Harry Carey e Henry Walthall e non si separa mai dal fido operatore Billy Bitter. Nel 1913, per contrasti interni, lascia la Biograph per passare alla Mutual dove realizza lungometraggi di immenso trionfo planetario. Dopo aver dato un assaggio dello spettacolarismo di scena con Giuditta di Betullia (1914), nel 1915 filma Nascita di una nazione, improntato sulla guerra civile americana con velate simpatie rivolte alla gente del sud e altrettante esposizioni di carattere filo-razzista nelle sequenze che riguardano la nascita del Ku Klux Klan. Il film, primo vero esempio dell'epica nel cinema, è un boom finanziario; incassa 3 milioni di dollari contro lo stanziamento produttivo di 100mila, già di per se altissimo nell'epoca (con una simile somma si producevano da 4 ai 6 film), è visto nella sola New York da oltre un milione di spettatori (al prezzo iperbolico di 2 dollari a biglietto) e in breve fa il giro del mondo con riscontri stratosferici, negli USA, la riedizione è esposta in media ogni due anni fino al 1932, quando tocca il picco massimo tra gli incassi globali per un solo film con 10 milioni di dollari. Nel 1916, per scrollarsi di dosso l'etichettatura razzista, Griffith realizza un altro capolavoro, Intolerance, basato sulla tolleranza tra i popoli e sviluppato in stile ampolloso e lirico. Il griffitthismo spettacolare del primo atto si conclude nel 1918 con Cuori del mondo, prodotto di guerra di circa due ore ma complessivamente inferiore alle opere precedenti. Per un breve periodo le sue attenzioni si rivolgono al genere sentimentale e melodrammatico (Giglio infranto, Agonia sui ghiacci). Nel 1920 assieme a Charles Chaplin, Mary Pickford e Douglas Fairbanks fonda lo studios di produzione (poi di sola distribuzione) United Artists Corporation. Malgrado la situazione patrimoniale della compagnia versi in acque agitate, Griffith torna al film spettacolare con due prodotti di successo commerciale: Le due orfanelle (1921) e America (1924). Nel 1930 realizza Il cavaliere della libertà, vistosa biografia su Abramo Lincoln che si traduce in un flop senza ricavi, con perdita finanziaria rilevante. L'anno seguente dirige il suo ultimo film, un trattato sulla vita di un alcolizzato, The Struggle. Dopo il ritiro definitivo, nel 1939 è chiamato una sola volta a Hollywood, per la consulenza, tra l'altro neppure accreditata, di Il sentiero dei mostri. Nel 1948 muore a Hollywood di emorragia cerebrale; solo, nella sua stanza al Knickerbocker Hotel. Pochissime le celebrazioni per una tra le più alte figure del cinema americano. Sposato all'attrice Linda Arvidson, divorzia nel 1936 per unirsi a Evelyn Baldwin.
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