Noto regista di commedie, musical e melodrammi, anche abile direttore di drammi sociali e attento costruttore di storie, nate nella finzione cinematografica e sempre magistralmente rappresentare sullo schermo. Nella sua filmografia, attraversata da quasi mezzo secolo di cinema hollywoodiano, si ritrovano tutti gli elementi tipici dei generi consacrati, mai venuti meno nella sua ideologia di base. A soli 16 anni perde tutto nel terrificante terremoto di San Francisco, sua città natale, del 1906. Il cugino, Jesse Louis Lasky, poi produttore di punta della Warner, ma già inserito nel sistema, lo aiuta nella risalita economica. Giovanissimo, è chiamato a Los Angeles dove, all'interno della major, svolge qualsiasi attività, da costumista a operatore ad attore e nel periodo è anche autore di una stesura per il soggetto di Ella Cinders (1926). Inizialmente, nel muto, proprio da attore riceve consensi un pò da tutte le parti, ma con l'avvento del sonoro passa alla regia realizzando immediatamente due grandi film: Piccolo Cesare (1931), famosissimo gangster-movie con Edward G. Robinson che riscosse un successo impensabile e Io sono un evaso (1932), noir d'implicazione sociale sui terribili sistemi carcerari in atto negli USA. Con La danza delle luci (1933) filma il suo primo musical e in seguito gestisce storie basate su melodrammi di base con fortissime interazioni sentimentali. È quindi la commedia a dargli maggior prestigio; opere come Top Speed, High Pressure e Cuori in burrasca sintetizzano in modo chiaro e definitivo la sua maniera di fare cinema. Il decennio 1940 è il più ricco di soddisfazioni. Ambizioso, allinea la sua attività di regista a quella di produttore e passa alla M-G-M per realizzare film d'alto contenuto artistico (Il mago di Oz, dove interviene anche nella regia), romantico-sentimentale (Fiori nella polvere e Prigionieri del passato), solenni melodrammi (Il ponte di Waterloo), biografie (Madame Curie) e film di affascinante intrattenimento (Piccole donne). Nel periodo si concede, senza mai sfigurare anche a lavori prettamente drammatici (I marciapiedi di New York) o vivaci ricostruzioni belliche (Missione segreta). Negli anni '50 è superbo direttore del super kolossal Quo Vadis (1951), ma il richiamo alle origini è troppo forte; ritorna alla commedia musicale, sua vera passione, filmando in rapida successione Modelle di lusso, La ninfa degli antipodi, Amanti latini e Il giglio nero. L'ultimo periodo, quello relativo ai primi anni '60, lo vede ancora saldamente in breccia; prima con Il diavolo alle 4, poi con Il molto onorevole ministro e l'acclamato La donna che inventò lo strip-tease. Lascia le scene nel 1968, dopo aver ricoperto il ruolo di consulente di scena per il discusso Berretti verdi, film sulla guerra del Vietnam diretto e interpretato da John Wayne. Nel 1974 pubblica un'interessante autobiografia, "Mervyn LeRoy: Take One", (non pubblicata in lingua italiana) dove emergono vizi e virtù dell'antica Hollywood. Dieci anni dopo muore di Alzheimer. Inizialmente marito dell'attrice Edna Murphy, divorzia per unirsi a Doris Warner dalla quale si separa per sposare Kitty Spiegel, matrimonio con tre figli.
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