Il suo vero nome era Donald Siegel. Noto per la propensione verso il drammatismo visivo, Siegel è tra quei registi americani inizialmente minimizzato e, come spesso accade, pienamente rivalutato. Un tecnico della finezza, di stile asciutto, sintetico nelle forme, predominante nelle sequenze d'azione, molto personali e dettate dall'uso della telecamera sempre pronta a cogliere qualsiasi movimento che possa aumentare la dinamicità della sequenza. Il senso narrativo del racconto è ininterrottamente riconducibile alla sua personalità, allargato in ottica oblunga e affidata ad un ritmo compassato, mai esorbitante, sempre predisposto in funzione della sintesi, controllato con rigore e precisione, spesso intervallato da accenti scanditi a modelli di humor sferzanti e sicuramente originali. Studia in Inghilterra, presso il Jesus College di Cambridge e alla Royal Academy of Dramatic Art (RADA) a Londra. Torna negli Usa e dopo aver frequentato il Group Theatre è assunto dalla Warner Bros con l'incarico di tecnico del montaggio. Nel periodo si adopera per la concatenazione delle scene di film famosi come Ribalta di gloria, Casablanca, Agguato ai tropici, Convoglio verso l'ignoto. In seguito, s'impiega come direttore della seconda unità per le scene d'azione in film di spessore tipo Il sergente York, Saratoga, Tutti gli uomini del re. Nel 1945 fa il suo esordio alla regia; inizialmente dirige thriller a basso costo (La morte viene da Scotland Yard, Sempre più notte) e verso la fine del decennio successivo lascia la Warner per approdare alla RKO dove dirige Il tesoro di Vera Cruz (1949). Non dimostra particolare feeling con gli studios e nel giro di pochi anni è, prima alla Universal e successivamente alla Columbia. Nel suo vasto parco filmografico troviamo opere di indubbia qualità artistica e di innovativa forza espressiva; lampanti i casi di Duello al Rio d'argento, Avventura in Cina, Rivolta al blocco 11. Dopo Dollari che scottano (1954), nel 1956 dirige L'invasione degli ultracorpi, un piccolo gioiello della fantascienza generatore del nuovo sci-fi; si fa apprezzare anche nel western con il già citato Duello al Rio d'argento, Stella di fuoco e, più avanti, con Gli avvoltoi hanno fame e Il pistolero, ultima interpretazione di John Wayne. Negli anni ´60 filma il war-movie L'inferno è per gli eroi e il crime Contratto per uccidere. Gli anni ´70 lo consolidano definitivamente; nel 1971 lancia al pubblico americano Clint Eastwood, reduce dai successi italiani negli spaghetti-western di Sergio Leone, proponendolo come eroe popolare nel violento Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo, primo di una serie di film polizieschi sempre interpretati dall'attore americano che Siegel dirigerà nello stesso anno in La notte brava del soldato Jonathan e in seguito in Fuga da Alcatraz. Sulla scia del grande successo internazionale derivato da questo atipico poliziesco - osannato dalla stessa critica che, in contemporanea, demoliva i ´poliziotteschi´ italiani dei vari Steno (La polizia ringrazia), Martino (Milano trema: la polizia vuole giustizia), Lenzi (Roma a mano armata, Il giustiziere sfida la città, Il cinico l'infame e il violento), Lizzani (Banditi a Milano) - realizza due thriller di ottima fattura, Chi ucciderà Charley Varrick? (1973) e Il caso Drabble (1974). Con Fuga di Alcatraz (1979), film carcerario tratto da un fatto di cronaca e giocato sulla pochezza del dialogo ridotto all'essenziale a favore d'immagini ricche di significato che non hanno bisogno di commento, mette in atto il lavoro più importante della sua carriera. Poi, dopo due film di routine, il ritiro; muore di cancro nel 1991. Negli anni '60 ha lavorato anche per la televisione. Inizialmente sposato all'attrice Viveca Lindfors (un figlio, l'attore Kristoffer Tabori-Siegel), divorzia per unirsi ad un'altra attrice, Doe Avedon.
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