Il suo vero nome era Hans Detlef Sierck. Famoso regista del melodramma targato anni '50, Douglas Sirk è tra i più metodologici cineasti europei sbarcati in USA nel periodo più fulgido della cinematografia americana. Di notevole cultura, associa le forme in tendenze barocche, a volte eccessivamente pompose, ma sempre in linea con un tipo d'espressionismo surreale, spesso filosofico, molto teatrale, che tende ad abbracciare, nel progetto, i modelli tipici del contesto sociale modellati in forme improprie se non improbabili. Nel dramma, esercita forte pressione sul sentimentalismo, enfatizzato, carnoso e passionale, accompagnato da un esercizio visivo che fa della messa in scena il punto focale del racconto. Qualsiasi dettaglio è controllato in una millimetrica precisione che concede spazio all'esteriorità, organizzata sul marcamento del colore e sul lusso di arredamenti, costumi, specchi, automobili; un'esaltazione del bello improprio che confluisce nel cupo pessimismo della rappresentazione, tendente ad unificare le apparenze esterne con l'analisi psicologica. Tedesco di origini danesi, studia ingegneria meccanica all'accademia navale di Monaco di Baviera; poi si laurea in legge e filosofia a Jena e in storia dell'arte a Amburgo. Inizia in teatro, a Brema e Lipsia, dove esercita sul classicismo shakespeariano e su opere di Shaw e Ibsen. Negli anni '30 è nel cinema, alla UFA e sotto la sorgente dittatura nazista si adopera in regie per drammi di successo (Das Mädchen vom Moorhof, 1935), musicali (Nona sinfonia, 1936), melodrammi (Habanera, 1937) che è poi il suo ultimo lavoro tedesco. In contrasto con l'ideologia hitleriana, nel 1937 lascia la Germania e si trasferisce dapprima in Francia dove firma Accord final (1938), poi a Hollywood. Negli Stati Uniti, firma un contratto con la Universal che rispetterà per tutto il soggiorno americano, fino al 1959. Prima di approdare allo studios, gira da indipendente Hitler's Madman (1943), dove fa notare il proprio disprezzo verso il regime nazista e Temporale d'estate (1944), da un dramma di Checov. Nel 1946 realizza il biografico Scandalo a Parigi, ironica romanza sulla vita di Vidocq e l'anno successivo Lo sparviero di Londra, interpretato da George Sanders, primo attore nel film precedente. Nel periodo si adopera anche nel noir (Donne e veleni) e all'inizio del decennio successivo spazia da un genere all'altro, con il western (Il figlio di Kociss), la commedia (Desiderio di donna), il kolossal in costume (Il re dei barbari), l'avventura (Il ribelle d'Irlanda), il musical (Incontriamoci alla fiera). Ma è dalla metà degli anni '50 che il suo nome diventa sinonimo del melodramma. In breve, realizza sette film di grande successo internazionale, che lo pongono in evidenza come incontrastato dominatore del melò strappalacrime: La magnifica ossessione, Secondo amore, Come le foglie al vento, Quella che avrei dovuto sposare, Interludio, Il trapezio della vita e Lo specchio della vita, quest'ultimo di enorme risonanza e ultimo suo lavoro alla regia. Ricorre ad artisti di costatata esperienza come Rock Hudson, spesso presente in molti suoi lavori, Lana Turner, perfetta nel ruolo di donna sentimentalmente incerta, Jane Wyman, femmina di carattere, per proseguire con Lauren Bacall, Dorothy Malone, June Allyson. Nel 1958 filma Tempo di vivere (nell'estensione completa: Tempo di vivere, tempo di morire), un war movie melodrammatico ambientato sulla decadenza della Germania nazista e incentrato in una impossibile e tragica storia d'amore tra un soldato della Wermacht in congedo e una giovane tedesca scampata ai bombardamenti alleati. Tornato in patria, si dedica per breve tempo al teatro e filma tre documentari per la HHF di Monaco. Sposato a Lydia Brinken (un figlio), divorzia per risposarsi con Hilde Jary.
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