Il suo vero nome era Wilhelm Weiller. Il suo nome è incluso tra i grandi registi della Hollywood classica, indissolubilmente legato al suo capolavoro, Ben-Hur del 1959. Partito dalla gavetta e arrivato ai massimi livelli, Wyler si è sempre distinto per la capacità assoluta nel saper disporre ogni suo lavoro alle esigenze del pubblico, costruendo film di carattere popolare in qualità assoluta e allo stesso tempo pellicole adattate da opere letterarie e teatrali. Sempre attento alla narrativa del soggetto, curatore del particolare, improvvisatore, riesce ad immedesimare negli attori quelle condizioni psicologiche tali da riprodurre ambienti e situazioni in un prospetto d'indubbio fascino. Nella sua ricca filmografia, divisa tra cinema muto e sonoro, Wyler tocca ogni genere filmico; dalla commedia al noir, dal western al melodramma, dal film sentimentale alle grandi produzioni spettacolari, fino a giungere al musical nel versante finale della carriera. Tedesco alsaziano, di estrazione ebraica da famiglia modesta, in gioventù studia violoncello al conservatorio di Parigi ma senza molta fortuna che, al contrario, trova in un occasionale incontro con il produttore della Universal Carl Leammle, il quale lo esorta a trasferirsi negli USA assicurandogli lavoro sicuro e redditizio. Giunge così a Hollywood nel 1921; firma un contratto con la Universal e dopo varie mansioni è assistente di Wallace Worsley in Il gobbo di Notre Dame (1923) e nel 1925 è direttore della seconda unità in Ben Hur di Fred Niblo. Nello stesso anno fa il suo esordio alla regia e si fa notare per la qualità espressiva dei suoi lavori (Il cacciatore di imbroglioni, La polvere del deserto, Gli eroi del deserto, Ritorno alla vita) sempre identificati da una lussuosa messa in scena e dal virtuosismo caratteriale degli interpreti. Nel 1928 ottiene la cittadinanza americana e con il cinema parlato passa alla Samuel Goldwyn Production e poi alla MGM; otto anni vissuti tra successi e menzioni speciali con film ambiziosi come Infedeltà, La calunnia, Strada sbarrata, La figlia del vento, Cime tempestose, L'uomo del west, Ombre malesi e Le piccole volpi. Vince l'Oscar per La signora Miniver (1942, film e regia), ottiene diverse nomination, poi si arruola nella Air Force e partecipa alla Seconda Guerra Mondiale. Al ritorno, nel 1946, realizza una delle sue opere più importanti, I migliori anni della nostra vita. Resosi indipendente, svaria da uno studios all'altro e sul finire degli anni '40 mette a segno un altro film sensazionale, L'ereditiera. Negli anni '50, dopo aver diretto Pietà per i giusti (1951) si trasferisce a Roma per girare, tra le strade della città, il famoso Vacanze romane, che vede il lancio di Audrey Hepburn fortemente voluta dal protagonista maschile Gregory Peck. È poi la volta del noir Ore disperate (1955), prima di passare al trittico dei kolossal (La legge del Signore, Il grande paese) culminato nel 1959 con Ben-Hur che si aggiudica il record degli Oscar (11), tutt'oggi imbattuto anche se condiviso con altri due film (Titanic e Il signore degli anelli). Negli anni '60 si mette ancora in luce con altri tre film di successo; Quelle due (1961), Il collezionista (1964) e il musical Funny Girl che, di fatto, chiude la sua carriera. Marito per due anni dell'attrice Margaret Sullavan; dopo il divorzio si risposa con Margaret Tallichet (quattro figli, tra i quali le attrici Chaterine e Judy Wyler).
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