Cast: Emil Jannings,
Marlene Dietrich,
Kurt Gerron,
Rosa Valetti
Sceneggiatura: Carl Zuckmayer,
Karl Vollmöller,
Robert Liebmann
(dal romanzo di Heinrich Mann)
Fotografia: Günther Rittau
Musica: Franz Waxman
Professore di un Liceo tedesco, integerrimo e scrupoloso, pedina i suoi studenti che frequentano un locale di cattiva reputazione chiamato Angelo Azzurro, dove si esibisce Lola-LoIa, conturbante e provocatoria ballerina. Ammaliato dalla girl, la segue ovunque. Espulso dall'istituto, la sposa e lei lo usa come clown nei suoi spettacoli; poi lo tradisce. Deriso e umiliato, torna nella sua vecchia scuola deciso a morire.
Tratto dal romanzo ´Professor Unrat´ (1905) di Heinrich Mann, annoverato tra gli alti picchi dei cinema espressionista tedesco, un quasi capolavoro di Josef von Sternberg, al primo dei sei sodalizi con MarIene Dietrich, sensuale attrice tedesca non ancora nota alle platee mondiali, ma che da qui in avanti trae l'ascesa per una fulgida e formidabile carriera. Film che esprime con inconsueta validità la disgregazione dell'onore civile, stravolto dalla spinta innovatrice dello ´scomodo desiderio´ che è poi bramosia, sempre soffocato dal perbenismo, ma ora pronto a non lasciarsi più frenare dalla prassi collettiva. Indimenticabile interpretazione della Dietrich, scoperta da Sternberg durante l'esibizione nella rivista "Due cravatte a farfalla"; ma anche EmiI Jannings non gli è da meno, ricordato soprattutto per la sequenza dei ´chicchirichì´. Memorabile messa in scena, in un chiaro scuro da favola che esalta, tra climi tenebrosi e foschi ambienti interni, tutto iI senso realista di un dramma costruito sul sogno, sull'amore mancato, sulla speranza del recupero, sul declino e morte inevitabile. Nel 1959 rifatto dagli americani, senza valore, con L´Angelo Azzurro (The Blue Angel) di Edward Dmytrick, più due tv-series.
Lo scandalo
II film passò al vaglio della censura, nata in Germania 10 anni prima, che nello statuto prevedeva solo il divieto ai minori e non tagli o sequestri, ma provocò ugualmente vibranti proteste da parte dei benpensanti, a sfavore di una rappresentazione che osannava il trionfo delle coscienze contro le menti del conformismo. Marlene Dietrich fu considerata amorale per iI suo modo di presentarsi, attraverso quell'aria gelida di sfida al collaudato perbenismo del tempo e, soprattutto, per iI suo look, provocatoriamente costruito su abbigliamento immorale (calze a rete o velo, continua esposizione delle gambe, cilindro in testa, tacchi alti) e sulla canzone dove recita: "... sono fatta per l'amore, dalla cima della testa alla pianta dei piedi. . . ". La UFA non operò alcun taglio e iI film fu distribuito, anche all'estero, nella sua totale originalità.