Sceneggiatura: Federico Fellini (dal soggetto di Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tullio Pinelli, Brunello Rondi, Pier Paolo Pasolini)
Fotografia: Otello Martelli
Musica: Nino Rota
La Roma degli anni del boom economico e del divismo, raccontata in sette episodi.
È il film che consacrò Federico Fellini alla storia cinematografica. Acclamato e criticato, è tra i più famosi cult-movie internazionali, fautore del cambiamento sociale, culturale e di linguaggio all'interno del cinema italiano e non solo. Un film che vuol essere osservatore interessato di un mondo scombinato e triviale, indifferente ai valori esistenziali e indebolito dal fastidioso logorio delle coscienze, rappresentato dalla nausea della vita, special modo continuativa nelle classi agiate e nel ceto borghese. Idilliaco, drammatico e grottesco, a tratti di denuncia, ricco di metafore e simbolismi, è un lavoro che associa l'idealismo al senso dell'esistenza, ritratta nella sconsolata debolezza di una cultura dissoluta, qua e là distinta da un fiume di personaggi fuori da ogni logica emozionale e, soprattutto, dalla sfera affettiva. Il regista riminese conia il termine "paparazzo" (fotografo a caccia di star) e da qui associa storie e movenze in un frenetico mulinello riassunto in un panorama variegato, espressivo, avvincente e volutamente caotico. Tra le tante sequenze memorabili, si ricordano quelle di apertura (l'enorme statua del Cristo trasportata in elicottero) e di chiusura (i pescatori al mare tra Passo Oscuro e Fregene) e altre relative alle orge notturne, alla sparpagliata Via Veneto, ai suicidi e alla celeberrima sequenza del bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi.
Lo scandalo
Già alla prima milanese, nel cinema Capitol, il pubblicò fischiò il film e lo stesso Fellini, preso a sputi da uno spettatore e più volte strattonato da una donna inviperita. Anche Marcello Mastroianni rischiò l'incolumità fisica e fu costretto a guadagnare la via d'uscita attraverso l'intervento della Polizia. Il film rimase a rischio di sequestro per circa dieci giorni, di fatto per motivi di ordine pubblico. Ma lo scandalo non cessò. Accusato di tradimento, ateismo, apologia al comunismo, diffamatore degli ideali aristocratici e borghesi, ideologicamente destabilizzante nel voler gettare fango sull'immagine della capitale d'Italia e i suoi governanti, autori della rinascita economica nazionale dopo il tragico periodo post-bellico. Il film riuscì a dividere persino le correnti cattoliche. L'Osservatore Romano, organo della Santa Sede, lo soprannominò ´La schifosa vita´; di contro, Civiltà Cattolica, rivista dei gesuiti, lo definì, tra l'altro "…il più bel sermone mai espresso in un film…". Lo scalpore non limitò solo critica, pubblico e clero, ma anche tutti gli ambienti politici e il bigottismo trionfò senza freni. La Democrazia Cristiana si scagliò contro, in Parlamento schioccarono richieste di numerose interrogazioni e il sindaco di Arenano, in provincia di Genova, proibì la diffusione del film. Il Vaticano scomunicò Federico Fellini e chiunque avesse lo guardato (il film) ed esortò fedeli e sacerdoti a ´pregare per l'anima dannata del regista´ (!). Sul sagrato della Basilica di Sant´Antonio a Padova comparve uno striscione con su scritto "Preghiamo per i peccati di Fellini". Lo stesso, ricevette un numero imprecisato di lettere e telegrammi (si parla di oltre 1000), firmati e anonimi, completi di insulti e minacce per lui e famiglia. Il Centro Cattolico Cinematografico sentenziò che chiunque avesse assistito alla proiezione finiva automaticamente all'inferno. Gli ambienti della sinistra presero spunto dagli attacchi del centro-destra per strumentalizzare a proprio vantaggio elettorale episodi correlati nel film, usando slogan del tipo "gli operai non fanno la dolce vita". La censura intervenne con il divieto ai minori di 16 anni, che fu esteso in tutto il territorio nazionale con obbligo di evidenziarlo; il direttore del cinema Coccia di Novara fu denunciato per non aver affisso il divieto, con sigilli di chiusura alla sala per una settimana. Soltanto in fase di revisione, nel 1975, il divieto fu abbassato ai minori di 14 anni. Molte le sequenze ´proibite´: 1) il corpo del suicida-omicida 2) Anita Ekberg in abito talare 3) lo spogliarello della ballerina turca Aichè Nanà 3) Mastroianni che cavalca un'attricetta 4) Nadia Gray chde si copre il seno nudo con un visone 5) il finto miracolo dell'apparizione della Madonna sotto la pioggia 6) il famoso bagno nella fontana di Trevi da parte di Anita Ekberg, considerata emblema nordico del sesso 7) la festa finale con l'orgia. In Spagna, proibito sotto la dittatura di Francisco Franco, fu ammesso nei circuiti soltanto dopo la sua morte, nel 1981.