Titolo originale:
The Sun Shines Bright

Anno:
1953

Nazionalità:
USA

Produzione:
Argosy Pictures

Regia:
John Ford

Cast:
Charles Winninger
Arleen Whelan
John Russell
Stepin Fetchit
Russell Simpson
Ludwig Stössel
Francis Ford
Paul Hurst
Mitchell Lewis
Grant Withers
Milburn Stone
Dorothy Jordan
Elzie Emanuel
Henry O'Neill
Slim Pickens
James Kirkwood
Ernest Whitman
Trevor Bardette
Eve March
Hal Baylor
Jane Darwell
Ken Williams
Clarence Muse
Mae Marsh
Jack Perrin
Almira Sessions
Patrick Wayne


Sceneggiatura:
Laurence Stallings
(da tre racconti brevi di Irvin S. Cobb)

Musica:
Victor Young

Fotografia:
Archie Stout



original poster



Original Track Music

(1.00 - 476 kb Wav)







titolo del film

Terminata la Guerra Civile americana ormai da 40 anni, nella cittadina di Fairfield, nel Kentucky, il giudice Priest, ex combattente sudista, terminato il mandato, si prepara alla campagna elettorale per essere rieletto dopo aver svolto ordinatamente il suo compito per molti anni. Il suo avversario, un nordista, è convinto di vincere, ma il vecchio giudice si aziona in maniera da persuadere la popolazione attraverso gesti eclatanti; annulla il linciaggio di un nero, ingiustamente accusato di aver violentato una donna bianca e permette il funerale religioso a una prostituta, durante il quale è lui stesso a leggere il sermone. Vince l'elezione per un solo voto di differenza, il suo.
Da tre racconti brevi, "The Mob from Massac" (1912) - "The Lord Provides" (1915) - "The Sun Shines Bright" (1921), di Irvin S. Cobb, i primi due pubblicati sul magazine Saturday Evening Post, il terzo sulla rivista Cosmopolitan, tutti allacciati al primo della serie, "Judge Priest - Murder Witness" (1911), è il film che John Ford, intervistato al riguardo nel 1968, ammette di ricordare con particolare nostalgia, considerato tra i migliori diretti in carriera, da lui già filmato nel 1934 con Il giudice, sceneggiato dal fido Dudley Nichols e Lamar Trotti. Qui, affida lo script a Laurence Stallings e fa un opera di grande risalto morale, non estranea a virgulti dottrinali puntualmente presenti nella filmografia fordiana; tra questi, valore etico, forza dell'amicizia, senso della giustizia, solidarietà, perdono. Un lavoro che ancora oggi affascina ed emoziona, ricco di sequenze superlative, su tutte le scena del corteo funebre e quella finale, poi ripresa nell'epilogo di Sentieri selvaggi (1956). Cast affidato di proposito a un gran numero di caratteristi, privo di attori di punta. Rivalutato a posteriori, fu un fiasco ai botteghini, aspramente criticato per l'impostazione paternalista, in parte osteggiato dai ´macchartisti´ per le tematiche sociali imposte a rifiuto del pregiudizio e di ogni forma di ipocrisia.


*****






(Video Clip)



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