Cast:
James Stewart
Richard Widmark
Shirley Jones
Linda Cristal
Andy Devine
Harry Carey jr.
John McIntire
John Qualen
Ken Curtis Woody Strode
Sceneggiatura: Frank S. Nugent
(dal romanzo di Will Cook)
Musica: George Duning
Fotografia: Charles Lawton Jr.
Original Track Music
(1.00 - 476 kb Wav)
Ufficiale di cavalleria, utopista e uno sprezzante sceriffo, ricevono il compito di ritrovare alcune donne bianche rapite dai pellerossa ormai da troppo tempo. Quando le trovano, si rendono conto che molte di queste vogliono restare con gli indiani.
Da romanzo ´Comanche Captives´ (1959) di Will Cook, un malinconico John Ford, che voleva fare un film pieno sul razzismo, affronta, senza approfondita analisi, il tema della disuguaglianza tra i popoli e lo fa in linea demarcata, attraverso una visione che vive sul dualismo idealista dei due protagonisti, con specifica a riguardo dell'appartenenza istituzionalizzata e del rapporto di civiltà tra cultura bianca e indiana. Nel periodo dove Hollywood abbandona, per questo genere, l'eroismo bianco trionfatore sulla ´slealtà selvaggia´, anche John Ford si apparenta alla nuova ideologia attinente alla rivalutazione del popolo pellerossa. Ripropone in toni crepuscolari le sue concezioni di carattere razziale presenti in Sentieri selvaggi (1956), rammoderna il concetto di sperequazione di I dannati e gli eroi (1960) e fa le prove generali per Il grande sentiero (1964), quest'ultimo, film ad ampio respiro sulla disparità, sul trattamento di un intero popolo e sull'ipocrisia che governa leggi e giudizi. È un lavoro che si discosta dai canoni del western vero e proprio; le pistole stanno fisse nelle fondine, si cavalca molto e il dialogo (da antologia del cinema il duetto tra Stewart e Widmark sulle rive del fiume, non tutto da copione, in gran parte improvvisato), classico nel formalismo istrionico fordiano, assume incondizionata priorità a dispetto dell'azione, poco presente. Rivalutato a posteriori, fu un fiasco al botteghino e la critica ci andò giù pesante.
