Cast:
Richard Harris
Judith Anderson
Jean Gascon
Manu Tupou
Corinna Tsopei
Dub Taylor
James Gammon
Sceneggiatura: Jack DeWitt
(dal soggetto di Dorothy M. Johnson)
Musica: Leonard Rosenman
Fotografia: Robert B. Hauser
Original Track Music
(1.00 - 476 kb Wav)
Inglese è fatto prigioniero dai Sioux che lo usano come cavallo da soma. Pian piano entra nella comunità, accetta le loro regole, sposa una nativa e diventa capo tribù.
Prodotto dalla Cinema Center Film, la stessa di Piccolo grande uomo, girato nello stesso anno ma uscito dopo, sull'analoga lunghezza d'onda e caricato a pallettoni in forma di rivisitazione sulla vita sociale delle tribù indiane, in un operazione mai fatta nel cinema con tanto scrupolo e puntiglio. Eccessivamente osannato dalla critica di parte, quella del consenso ai pellerossa, è un film apprezzabile per il tono formativo e per le particolarità autoctone messe in rilievo special modo nella prima parte, poi nello scorrere rappezzate attraverso carrellate di sapore didascalico. Stona nel racconto, assai improbabile, si esalta nei personaggi, ottiene vigore dagli scenari, cade in frustrazione nel finale, quando l'uomo bianco è nominato capo della tribù, forzatura scritturale in aperto contrasto con la sintesi del soggetto che pretende assoluta laicità e indipendenza del popolo indiano. Filmato in lingua inglese e Sioux. Grande successo di pubblico con due sequel di poco conto: La vendetta dell'uomo chiamato cavallo (1976) e Sunka Wakan (1983), sempre con Richard Harris, qui convincente nel suo primo vero ruolo di protagonista assoluto.